#ConLeGnare
Mercoledì 30 marzo alle ore 20,30, presso lo Stadio Rigamonti di Brescia, si è disputata la gara di ritorno dei Quarti di Finale della UEFA Women’s Champions League tra la squadra del Brescia, appunto le “Gnare” (in dialetto Bresciano significa ragazze) e la compagine del Wolfsburg.
Con un risultato di 3 a 0 nella gara di andata, non vi erano grandi possibilità per il Brescia di passare il turno.
Non voglio fare la cronaca della partita, che ad onor del vero si è conclusa con un’altra sconfitta per tre reti a zero, per le Tedesche che sono tra le favorite a vincere questa manifestazione (sarebbe la terza in quattro anni), ma raccontare tutto il contesto che ho vissuto in quella serata.
Sono stato ospitato dal Responsabile F.I.G.C. Calcio Femminile per la Lombardia Sig. Luciano Gandini, con il quale mi interfaccio da quasi due anni in qualità di Direttore Sportivo Calcio Femminile dell’ASD Trezzo, per cercare di promuovere sempre di più questo magnifico sport anche nel mondo femminile.
Mi trovo catapultato nella sala “VIP” dove, come un pesce fuor d’acqua, mi trovo fianco a fianco con Damiano Tommasi, ex Centrocampista della Roma ed attuale Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, con Antonio Cabrini, Campione del Mondo in Spagna nel 1982 ed ora Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Femminile di Calcio, numerosi Presidenti di squadre di calcio Femminile che militano in serie A e B.
Capisco immediatamente che la partita è un’occasione per incontrarsi, lamentarsi e consolidare i rapporti interpersonali.
Si discute delle innumerevoli difficoltà che il calcio Femminile deve affrontare, ma fra tutte spiccano i soldi; i soldi fanno la differenza, eccome.
Solo di contributi, ad esempio, le dodici squadre della massima serie Femminile Tedesca, ricevono dalla Frauen-Bundesliga ciascuna 800.000 Euro.
La Federazione Tedesca investe sul calcio Femminile otre tredici milioni e mezzo ogni anno.
Questi investimenti consentono di avere una rosa di calciatrici Professioniste (ricordo che in Italia non è ancora stata riconosciuta la figura professionale della Calciatrice), ad esempio il Wolfsburg ha una rosa di ben 26 calciatrici tutte professioniste e ben undici di queste non sono Tedesche. Caroline Graham Hansen è Norvegese ed ha un ingaggio di 100.000 Euro netti a stagione. Per non parlare dello staff tecnico a disposizione delle atlete che molte società della nostra Lega Pro maschile non hanno.
Gli investimenti ovviamente non sono sostenuti solo dalla Federcalcio Tedesca, infatti ad esempio il Wolfsburg ha come sponsor un colosso come la Volkswagen, la quale fa sì che in città vi siano ben 5 stadi di proprietà, di cui l’Aok Stadion dedicato solo al calcio femminile.
Per avere un termine di paragone il Brescia si allena in un Oratorio e le partite le disputa su diversi campi (Fornaci, Villaggio Sereno, Club Azzurri, ecc.), insomma non hanno un centro sportivo.
Sta per iniziare la partita, ci affrettiamo ad accomodarci; guardando l’affluenza allo stadio, il termine di paragone con un Quarto di Finale di Champions League Maschile è impietoso; lo stadio può contenere oltre 27.000 persone ma siamo solo in 4.000.
Anche in tribuna si guarda poco cosa succede in campo e ci si lamenta della designazione degli arbitri, si scambiano abbracci e si discute su come far crescere il movimento del calcio Femminile in Italia.
Insomma si prosegue ciò che era iniziato davanti ad un aperitivo.
Però una cosa su tutte mi ha colpito, la semplicità e la schiettezza delle persone che vivono il Calcio Femminile anche a questi livelli. Non ho notato sotterfugi o atteggiamenti ambigui, i problemi vengono esposti chiaramente ed in modo diretto riferiti alla persona competente, la quale prende nota e sicuramente fornirà adeguate risposte. Nessuno ha un atteggiamento remissivo, anzi vi è grande energia.
Concludendo ho passato una gradevole serata in compagnia di persone che fanno del calcio femminile la propria passione, e che tra mille difficoltà, economiche e di organizzazione, si entusiasmano a vedere delle Donne, e non dimentichiamolo con la D maiuscola, che indossano per novanta minuti, scarpe con 12 tacchetti e non con tacco 12.